Associazioni di idee: lo spread, il Concilio, discernimento
Non me lo ricordo quando è successo. Ad un certo punto, più di un anno fa, in molti hanno iniziato a parlare di “spread”. Ci dicono che si tratta di un importante indicatore economico. Da non addetto ai lavori, a beneficio dei non addetti ai lavori, provo a ripetere la spiegazione, sperando di non aver capito male io stesso. Supponiamo di avere due aziende che devono chiedere un prestito. La prima azienda è solida, ritenuta affidabile, e riesce ad ottenere un finanziamento al 6% di interesse. La seconda azienda è messa un po’ peggio, per trovare un finanziatore deve rivolgersi ad un’altra banca, dove chiedono un interesse più alto, diciamo così al 9%. Lo spread non è altro che la differenza tra i due interessi, in questo esempio 3%, in gergo 300 punti. Dunque lo spread misura quanto la seconda azienda è messa peggio (più correttamente, ritenuta meno affidabile) rispetto alla prima. Usciamo dall’esempio: lo spread di cui si parla in TV e sui giornali misura quanto (come nazione) siamo ritenuti meno affidabili della Germania (la nazione presa come punto di riferimento). Se adottiamo comportamenti virtuosi (dal punto di vista del bilancio), siamo ritenuti più affidabili, lo spread si abbassa, quindi lo Stato paga meno interessi, quindi (se l’Amministratore pubblico agisce come dovrebbe, con onestà e correttezza) noi cittadini riusciamo ad avere un abbassamento delle tasse e/o un innalzamento dei servizi pubblici. Voi mi direte: e che c’entra il Concilio? Ora ci arriviamo.
Masticando un po’ di inglese, sapevo che la parola “spread” è collegata con l’idea di ampiezza e l’azione dello spargere. E così, per associazione di idee, mi è venuta in mente l’ampiezza del gesto del seminatore (Mt 13). Per curiosità e per scrupolo ho controllato ed ho scoperto che seminare si dice “sow”, seminatore “sower”. Dunque l’associazione di idee iniziale era del tutto sballata.
Non contento di aver preso un granchio, ho perso altri due minuti per un’altra ricerca: è presente la parola “spread” nelle Sacre Scritture? ed è arrivata la sorpresa. La parola è presente circa duecento volte (immagino che il numero esatto possa variare a seconda della traduzione dall’originale greco all’inglese). Limitiamoci al NT per una breve disanima. La parola viene utilizzata nel senso di stendere, spalmare: “Molti stendevano i propri mantelli sulla strada” (Mc 11,8); “spalmò il fango sugli occhi del cieco” (Gv 9,6). Ma, soprattutto, la parola viene utilizzata per rappresentare il diffondersi prima delle notizie su Gesù e quindi dell’Evangelo, un diffondersi diremmo noi “a macchia d’olio”. Giusto due esempi: “Questa fama di lui si diffuse per tutta quanta la Giudea e in tutta la regione circostante.” (Lc 7,17); “E la parola di Dio si diffondeva …” (At 6,7).
E finalmente siamo arrivati al Concilio di cui stiamo celebrando il cinquantesimo anniversario dell’apertura. Il Concilio Vaticano II (DV 25) raccomandava “con ardore e insistenza” i fedeli cattolici ad accostarsi volentieri alla Parola di Dio, ascoltata in lingua corrente anche durante la liturgia. Il Concilio auspicava, dunque, una rinnovata diffusione della Parola (DV 26) . Mi sono chiesto: vi abbiamo dato corso? Oppure le mille attività, pur necessarie, finiscono per costituire un freno? La secolarizzazione che, con qualche anno di ritardo rispetto al nord, inizia ad investire visibilmente anche le nostre città, ci impone un ritorno all’annuncio.
Ma è possibile anche un’altra associazione di idee. Lo stesso Concilio promuoveva un rinnovato impegno dei laici cristiani nella chiesa e, soprattutto, nel mondo. E così, prosaicamente, torniamo alla questione iniziale, l’affidabilità economica del nostro Paese misurata attraverso lo spread.
Lo so che l’affidabilità è una nozione dai contorni incerti, che lo spread varia anche per la speculazione. Ma forse un problema di debolezza del sistema economico rimane. E se siamo messi maluccio come sembra, non sarà un pochino anche responsabilità di noi laici cristiani? Non pensiamo solo alla gestione della cosa pubblica, che pure ci riguarda, ma ripensiamo alle nostra vita quotidiana. Come abbiamo vissuto in questi anni? Come abbiamo educato? Visto il tenore dei consumi, tra i giovani in particolare, sorge il dubbio che si stia vivendo al di sopra delle reali possibilità, oppure che si stia erodendo il capitale di risparmi delle generazioni che ci hanno preceduto. A questo proposito osservo che la crisi, di cui si parlava anche in uno degli ultimi editoriali di LV, ha riflessi anche sulla stessa relazione educativa. Infatti per noi adulti, nati negli anni del boom economico, oggi spremuti ma, più o meno, “sistemati”, non è facile rapportarci con gli attuali ventenni e trentenni, la prima generazione che forse dovrà stare un po’ peggio di quella dei genitori.
Spero di non aver abusato della pazienza dei lettori: era partito solo come un gioco, per di più alimentato da una velleità personale. Poi, come spesso succede, si finisce per affrontare questioni più serie. In chiusura mi si consenta un’ultima associazione di idee: anniversario (= Anno della fede) e crisi, come opportunità per un discernimento, per rimettere a fuoco le priorità. Non solo a parole, ma con le scelte, a breve, medio e lungo termine.
Ma torniamo allo spread. Poniamo x come misura della incarnazione di Gesù Cristo elle nostre vite e s come misura dell’”anelito di speranza, di fede , di Carità” che nutriamo ogni giorno.
Potrebbe essere lo spread s – x la misura del nostro peccato?
Perdono aziendale. Riconciliazione aziendale
Nelle relazioni umane e nelle redazioni gestionali.
Un progetto che rappresenta un laboratorio per sperimentare percorsi di consapevolezza degli errori e delle ferite da essi provocati. Percorsi di “confessione” e percorsi di riparazione. Sull’onda dell’indizione dell’anno giubilare della Misericordia, il progetto mira e coniugare in azienda l’energia salvifica del perdono ricevuto e donato tra persone ferite e feritrici e a mettere in atto operazioni di trasparenza bilancistica e finanziaria.
Avevo pensato che potesse essere uno stimolo per rinnovare un’azienda e per riflettere su un nuovo modo di liberarsi dai nascondimenti consolidati, fare un po’ di “ecologia aziendale” nelle relazioni umane e nelle carte aziendali (finanza, economia e bilanci).
Devo ammetterlo. Mi ero illuso che l’anno santo potesse essere favorevole a questo risveglio. Avevo pensato ai “missionari aziendali” come una novità irrompente. Mi ero sbagliato.
Ho assistito ad una dinamica strana, che mostra che c’è qualcosa di troppo forte, troppo dirompente, contro il potere.
Sulle relazioni umane sorrisi e condivisioni per la novità che si aggiunge ed integra i percorsi formativi che vanno ora “di moda”. La regola di San Benedetto, la spiritualità, ecc.
Ma sulle scelte redazionali, bilancistiche, finanziarie di trasparenza, di ecologia e di verità, nessuna re-azione. Confessare i buchi finanziari, gli artifici contabili o peggio i reati cosiddetti da “colletti bianchi” è sembrato utopistico e fantaziendale.
Meglio partire con la confessione dei conflitti tra dipendenti e tra dipendenti e il loro capo. Poi si pensa.
La regola di San Benedetto, un po’ di spiritualità, un luogo bello e affascinante, una preghiera con i monaci e il gioco è fatto.
Queste nuove iniziative legate al risveglio spirituale dei dipendenti sono sempre più strumentali all’accettazione dei sistemi ingiusti, pieni di privilegi arbitrari. “Costa molto meno un corso di spiritualità che rivedere, ad esempio, una struttura retributiva dove il direttore delle risorse umane guadagna X volte lo stipendio del suo dipendente medio, e l’ultimo dei suoi operai arriva a stento al salario minimo di sopravvivenza”.
Sembrerebbe un business doppio. Per chi ne usufruisce, al fine di digerire le ingiustizie permanenti aziendali. Per chi lo pratica, al fine di sfruttare una falda ancora poco conosciuta nel mondo della formazione!
Non nascondo il disgusto che provo per chi in questo momento parla di etica delle risorse umane e dimentica la zona d’ombra in cui nascostamente la risorsa umana viene tradita. Per chi porta il profitto nei paradisi fiscali a danno di chi ha contribuito a produrlo (operai e impiegati), e poi offre corsi di formazione agli stessi per migliorare le relazioni umane. Tradisce nella sostanza la persona!
Papa Francesco è illuminante riguardo a questa contraddizione: Si chiama corruzione spirituale!
“L’essere non è più custodito, ma piuttosto maltrattato da una specie di sfacciataggine pudica”.
Per i religiosi Papa Francesco scrive: “L’anima inizia allora ad accontentarsi dei prodotti che offre il supermercato del consumismo religioso. Più che mai vivrà la vita consacrata come una realizzazione immanente delle sua personalità. Per molti tale realizzazione consisterà nella soddisfazione professionale, per altri nel compiacersi di sé per la stima di cui sono fatti oggetto. Altri ancora cercheranno nella perfezione degli strumenti moderni di riempire quel vuoto che la loro anima sente rispetto al fine che un tempo cercò e dal quale si lasciò cercare. Altri faranno un’intensa vita sociale: si godranno uscite, vacanze con gli “amici”, grandi mangiate e feste; cercheranno di essere tenuti in considerazione in tutte le occasioni che comportano la loro presenza.
Davanti a questi uomini e donne corrotti nella loro vita consacrata, la Chiesa mostra la grandezza dei suoi santi che hanno saputo trascendere ogni appartenenza fino a contemplare il volto di Cristo e questo li ha resi “pazzi di Cristo”.”
Abbiamo bisogno, quindi, di testimoni nuovi. Innamorati dell’Umanità, e della Creazione dove ”nei dolori del parto geme la liberazione” e che con perseveranza e coraggio sappiano costruire aziende che siano:
dimora di accoglienza prima che di produzione;
dimora di amicizia prima che di gestione;
dimora di preghiera prima che di organizzazione;
dimora di perdono prima che di regolamentazione;
dimora di Speranza prima che di comunicazione;
dimora di relazioni feconde prima che di gestione delle risorse umane;
dimora di “pazzie d’amore” prima che di “pazzie di bilancio”.
Solo così il perdono e la riconciliazione aziendale possono dar seguito a riparazioni concrete e fattive verso le persone tradite o verso la “norma” violata.
L’anno della misericordia doveva servire anche a questo. A far aprire gli occhi nelle “notti buie”.
Perché, non c’è dubbio, ogni essere umano in una qualunque organizzazione complessa prima o poi si trova a dover vivere la “notte del peccatore”.
In quelle notti abbiamo ancora tempo di saggiare la carezza e la forza della grazia di Dio affinché questa “pazzia di verità” trasformi le “strutture di peccato” in “strutture di grazia” capaci, a viso aperto e senza pudori fuori luogo, di edificare la “civiltà dell’amore”.
Nino Messina, sposato, padre di due figli, è Direttore Amministrativo dell’Ospedale “F. Miulli” di Acquaviva delle Fonti.
Manager industriale per 25 anni (Fincantieri, Isotta Fraschini, Getrag) con esperienza di controller per produzioni US Navy e project finance in Germania, è stato anche direttore pianificazione e controllo presso Casa Sollievo della Sofferenza e direttore Area Politiche della salute della persona e delle pari opportunità della Regione Puglia.
Formatore e esperto in analisi di clima aziendale, ideatore e promotore di una cultura di impresa cosiddetta "management nonviolento”, è stato uno dei "ragazzi" di don Tonino Bello.
Piangono i manager i deficit o i morti sul lavoro?
Analizzano i manager i costi sopportati o i PREZZI pagati?
Riflettono i manager sulla vita dell’azienda o sulla vita delle persone?
Consultano i manager i bilanci o le coscienze?
Chiedono i manager la difesa o il perdono……..?
Per una riconciliazione necessaria non più morte sul e dal lavoro!!
Nino messina