• Sezioni
    • News
    • Contributi
    • Rassegna stampa
  • Approfondimenti
    • Don Tonino Bello
    • Management col grembiule
  • Formazione
  • Management Non Violento
  • Perdono e riconciliazione aziendale
  • Contatti
  • Management Non Violento
  • Formazione
  • Approfondimenti
    • Don Tonino Bello
    • Management col grembiule
  • Sanità
  • TALENTI
    • Poesie
    • Teorie
  • Sezioni
    • Contributi
    • News
    • Rassegna stampa
  • Servizi
    • Perdono e riconciliazione aziendale

BirdHouse

Don Tonino Bello 10


5 settembre 2019: “La Bisaccia” per Il Forum degli Oratori Italiani

L’intervento di Nino Messina in occasione di “Festa in Piazza”, l’evento tenutosi il 5 settembre 2019 a Molfetta per Il Forum degli Oratori Italiani.

L’iperbole di Don Tonino: un video per commemorare il 25° anniversario della morte del vescovo molfettese

Senza limiti senza misura senza riserve senza “se” e senza “ma”:
alla ricerca dell’infinito di Dio.


Il video di Nino Messina illustra in pochi secondi il messaggio di don Tonino attraverso la dinamica della curva dell’iperbole. Una sorta di misurazione di quanto sia necessario avvicinarsi ai bisogni della gente. Il cammino delle perdite, che con coraggio e audacia Don Tonino ha insegnato, è un cammino che nel cartone animato di Nino Messina mostra il ridursi della distanza con il punto zero nel quale “il chicco di frumento da maggior frutto”.

Tanto con il poco tendente al niente contro l’infinito del potere.

Nell’iperbole di Don Tonino la dinamica è ben chiara. Solo azzerando tutte le riserve e i vincoli ci si avvicina ad una dimensione molto più ampia e più immensa: l’infinito e la gioia di essere vicini a Dio e all’Uomo.

È in questa ottica di dinamica fisica, di movimento fattivo e di “potere dei Segni” in cui i moti dei corpi si alimentano di Forze mistiche e allo stesso tempo provocatorie, che Don Tonino traccia l’icona del Grembiule: cioè la sintesi della dinamica della Carità e della Pace.

Clicca qui per leggere l’articolo pubblicato su Famiglia Cristiana

Clicca qui per leggere l’articolo pubblicato su Quindici Molfetta

Non è un avversario tondo

Non è un anniversario tondo. Per questo non merita rilievi mediatici il 21° anniversario della morte di don Tonino Bello. O almeno così ritengono in molti.

Ma oggi giorno di Pasqua non si può non ricordare l’Innamorato della Resurrezione,  della luce, del cambiamento. L’indicatore stradale, l’additatore di gemme, la sentinella del mattino.

Tanti testimoni sono caduti nel silenzio per mancanza di anniversari tondi!

Ma forse è proprio per questo silenzio, per questa pigrizia, per questo torpore che oggi mancano a noi i messaggi forti, i messaggi profetici,   le grida d’allarme.

In piedi costruttori di pace gridava don Tonino Bello.

Alzatevi, muovetevi, svegliatevi! Sento ancora oggi la forza del suo scuotimento anche un po’ tipica degli inviti dei nostri padri contadini quando si chiamava al lavoro al mattino presto nei campi ancora ghiacciati di rugiada.  Perché è al lavoro che dobbiamo andare. Già al mattino presto instancabili costruttori.

In piedi costruttori. Non demolitori, lamentatori  incalliti,  distruttori di sogni,  ma sviluppatori di idee, di visioni e di progetti. Amplificatori di voci buone, di grida di protesta e di calde utopie.

Costruttori di terre ed edifici di pace fatti di mattoni di tenerezza, di premura, di sensibilità, di protezione, di entusiasmo, di audacia, di comprensione, di accoglienza, di ascolto, di aiuto, di abbraccio e carezza, di allegria.

No. Non si può dimenticare il “prete col grembiule”. Operoso, operativo e operaio nel cantiere della pace sempre aperto,  giorno e notte.

Forse ricordare don Tonino oggi significa andare a scuola di pace. Formarsi alla solidarietà e alla politica del grembiule e non tradire questo vescovo da “catechismo di strada” stando lontano dagli androni dei palazzi e dagli angoli delle città dove si consuma l’ingiustizia e la povertà.  Lo ricordiamo nei convegni e nelle messe ma dimentichiamo il suo grido  “la pace è finita andate a messa”  e che ci invitava ad immergerci nella città tracciando “ricami di luce sulla folla” cosi come un altro profeta gridava (Chiara Lubich).

Manager col grembiule, Medici col grembiule, Insegnanti col grembiule, Politici col grembiule. Queste sono le icone di riferimento. Sono iperbole di “disarmo” dai segni del potere,  che,  con la  Carità , la nonviolenza e il potere dei segni, tendono all’infinito di Dio e dell’Uomo.

David Turoldo scriveva “..la gente, l’umile gente abbia ancora chi l’ascolta e trovino udienza le preghiere”

E noi, sappiamo prestare ascolto ai poveri, agli ultimi e all’umile gente bisognosa di santità laica, che attende di trovare udienza alle proprie preghiere?

Questa è la domanda per un anniversario non tondo. Direi quotidiano , stabile, continuo e regolare

E don Tonino ci risponderebbe ancora  cosi:

“Siate voi i promotori della santità. Io mi appello a quella santità laica di cui tutti quanti voi potete essere fornitori, protagonisti e propositori La santità laica, i valori del Vangelo che poi sono i valori che si sprigionano dalle viscere della terra.

La solidarietà. La solidarietà non intesa come vago sentimento adolescenziale, ma come farsi carico delle sofferenze degli altri, le sofferenze della città.

La trasparenza. La trasparenza della vita perché non ci siano fratture tra l’audio e il video. C’è molto audio nelle nostre chiese. Ma di video ce ne è poco; si sente bene, ma il video è a strisce; ci sono delle interferenze.

L’accettazione dell’altro. La ricerca dell’altro.

Capite allora? Provocare dalle viscere del territorio  questa esemplarità. Questo è promozione nuova per la città. La santità laica, la promozione di questi valori. Che i vostri figli apprendano da voi quelle fierezze che fanno l’uomo grande, quelle fierezze umane; quelle indipendenze interiori, quei riconoscimenti di subalternità solo dinanzi a Dio. Servi di tutti ma schiavi di nessuno. Protesi in questo servizio straordinario dell’uomo. Quanto merito vi troverete per essere stati promotori di questa santità urbana, di questa santità laica, democratizzata, diffusa. La città langue di interiorità.” (in Senza misura. Caritas sine modo, edizioni la meridiana)

Alda Merini scriveva “..domandano tutti come si fa a scrivere un libro ….. Si va vicino a Dio e gli si dice: feconda la mia mente, mettiti nel mio cuore e portami via …”

Cosi ha scritto il libro della sua vita don Tonino Bello e cosi lo dobbiamo imitare in tutti gli anniversari tondi e non tondi.

Nino Messina

Nino e Don Tonino

L’iperbole di Don Tonino

Don Tonino ha  impastato gli ingredienti della propria e altrui storia nella amorevole coccola della presenza di Dio. L’impasto così ottenuto ci indica le tappe di un cammino spirituale, mistico e pastorale verso la coltivazione del Sogno e la sua realizzazione.

Il Sogno, la Speranza, l’organizzazione della Speranza, la Preghiera, la Nonviolenza, l’Innamoramento di Dio, l’Innamoramento dell’Uomo e infine la libertà dell’Amore.  Se noi ammettiamo che “preghiera” è il termine per descrivere la sintesi delle tappe di don Tonino, allora pregare è permettere che l’Amore di Dio penetri nella nostra vita per cambiarla. Allora si capisce la profondità dell’invocazione e quasi supplica di don Tonino:

“Chiedete al Signore il fuoco della festa, Per incendiare il mondo con le vampe della profezia e incenerire gli schemi della sua logica antica”.

In questo e in altri passi, don Tonino sviluppa il passaggio fondamentale che ribalta una logica del pensare per emozionare all’emozionare per pensare. Dal “Massimo comune divisore” (Innamoramento di Dio) e dal “Minimo comune multiplo” (Gioia di Vivere ) verso il Massimo Comune Multiplo: La profezia, L’infinito, i senza se e i senza ma.

La parola assume il ruolo di protagonista, la poesia e la tenerezza della comunicazione “scongela” le potenzialità di chi lo ascolta e lo scuote in un percorso operativo di cose e piani di lavoro carichi di Massimo Comune Multiplo. Il coraggio di Dio, l’energia e la forza di scuotimento.

“Se c’e conversione che dobbiamo chiedere alle nostre comunità è quella di essere capaci di liberare Speranza e di saperla organizzare, di dare carne e sangue agli aneliti dei piccoli, dei poveri: di disegnare per loro i percorsi concreti per raggiungere le cime utopiche”.

Don Tonino racconta l’infinito della Carità chiedendo alla poesia un contributo creativo e rivelativo. Le sue ispirazioni sovrastano tutto e un’influenza che viene dal di fuori si impadronisce di lui: una potenza divina penetra in lui e genera immagini perfette attraverso le quali cerca di spiegare la quotidiana presenza di Dio e della sua amorevole carezza.

Il poeta, dunque si confonde col mistico per il dono che ha di rendere le parole capaci di una comunicazione che ci fa accedere alla sua più profonda  esperienza spirituale. Ora, non è strano che un grande contemplativo sia nello stesso tempo un grande teologo o un grande filosofo o addirittura un grande organizzatore di speranza.

Partendo da questa sorgente  possiamo rappresentare graficamente la dinamica profonda che ritroviamo come un cliché continuo e sempre presente nella testimonianza di don Tonino che forte di questa fede in Dio e in Gesù Cristo non si astrae dalla quotidianità che gronda di sofferenze e di ingiustizie: IL SERVIZIO.

Come Tagore,  voce nella mano di Dio: Dammi la forza, o Signore, di non rinnegare mai il povero, di non piegare le ginocchia di fronte all’insolenza dei potenti” e ancora “Sognavo che la vita fosse gioia. Mi svegliai: la vita è servizio. Ho, allora, servito e nel servizio ho trovato la gioia”.

Caritas sine modo. L’iperbole di don Tonino

Senza limiti senza misura senza riserve senza “se” e senza “ma”: alla ricerca dell’infinito  di Dio (Tanto con il poco tendente al niente)  contro l’infinito del potere (infinita ricchezza materiale).

Nell’iperbole suddetta la dinamica è ben chiara. Solo azzerando tutte le riserve e i vincoli e i “segni del potere” ci si avvicina ad una dimensione molto più ampia e più immensa: l’infinito e la gioia di essere vicini a Dio e all’Uomo. E in questa ottica di dinamica fisica, di movimento fattivo e di “potere dei Segni”  in cui i moti dei corpi si alimentano di Forze mistiche e allo stesso tempo provocatorie, che don Tonino traccia l’icona del Grembiule: cioè la sintesi della dinamica della Carità e della Pace.

Pagina 1 di 212»
Chi siamo

Nino Messina, sposato, padre di due figli, è Direttore Amministrativo dell’Ospedale “F. Miulli” di Acquaviva delle Fonti.
Manager industriale per 25 anni (Fincantieri, Isotta Fraschini, Getrag) con esperienza di controller per produzioni US Navy e project finance in Germania, è stato anche direttore pianificazione e controllo presso Casa Sollievo della Sofferenza e direttore Area Politiche della salute della persona e delle pari opportunità della Regione Puglia.
Formatore e esperto in analisi di clima aziendale, ideatore e promotore di una cultura di impresa cosiddetta "management nonviolento”, è stato uno dei "ragazzi" di don Tonino Bello.

Segui su Linkedin

….tradimento aziendale….

Luca. Direttore delle risorse umane.

Franco. Direttore generale

 

Luca: Caro Franco ho pensato di offrire ai nostri dirigenti un corso di una  scuola di direzione che propone la spiritualità e un po’ di cazzate simili.

Franco: Si è proprio quello che ci vuole cosi stanno buoni per un po’ e non rompono le palle.

Luca: I formatori li conosco bene. Basta che paghiamo e fanno “folklore” a mille.

Franco: Bene. Procedi. Vai pure tu in quel bel posto. Ma non con la jaguar!

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER
Approfondimenti Formazione Management Non Violento Perdono e riconciliazione aziendale
Iscriviti alla newsletter.
  • Sezioni
    • Contributi
    • News
    • Rassegna stampa
  • Approfondimenti
    • Don Tonino Bello
    • Management col grembiule
Cerca nel sito
2019 © Management Non Violento