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Perdono aziendale. Riconciliazione aziendale
Nelle relazioni umane e nelle redazioni gestionali.
Un progetto che rappresenta un laboratorio per sperimentare percorsi di consapevolezza degli errori e delle ferite da essi provocati. Percorsi di “confessione” e percorsi di riparazione. Sull’onda dell’indizione dell’anno giubilare della Misericordia, il progetto mira e coniugare in azienda l’energia salvifica del perdono ricevuto e donato tra persone ferite e feritrici e a mettere in atto operazioni di trasparenza bilancistica e finanziaria.
Avevo pensato che potesse essere uno stimolo per rinnovare un’azienda e per riflettere su un nuovo modo di liberarsi dai nascondimenti consolidati, fare un po’ di “ecologia aziendale” nelle relazioni umane e nelle carte aziendali (finanza, economia e bilanci).
Devo ammetterlo. Mi ero illuso che l’anno santo potesse essere favorevole a questo risveglio. Avevo pensato ai “missionari aziendali” come una novità irrompente. Mi ero sbagliato.
Ho assistito ad una dinamica strana, che mostra che c’è qualcosa di troppo forte, troppo dirompente, contro il potere.
Sulle relazioni umane sorrisi e condivisioni per la novità che si aggiunge ed integra i percorsi formativi che vanno ora “di moda”. La regola di San Benedetto, la spiritualità, ecc.
Ma sulle scelte redazionali, bilancistiche, finanziarie di trasparenza, di ecologia e di verità, nessuna re-azione. Confessare i buchi finanziari, gli artifici contabili o peggio i reati cosiddetti da “colletti bianchi” è sembrato utopistico e fantaziendale.
Meglio partire con la confessione dei conflitti tra dipendenti e tra dipendenti e il loro capo. Poi si pensa.
La regola di San Benedetto, un po’ di spiritualità, un luogo bello e affascinante, una preghiera con i monaci e il gioco è fatto.
Queste nuove iniziative legate al risveglio spirituale dei dipendenti sono sempre più strumentali all’accettazione dei sistemi ingiusti, pieni di privilegi arbitrari. “Costa molto meno un corso di spiritualità che rivedere, ad esempio, una struttura retributiva dove il direttore delle risorse umane guadagna X volte lo stipendio del suo dipendente medio, e l’ultimo dei suoi operai arriva a stento al salario minimo di sopravvivenza”.
Sembrerebbe un business doppio. Per chi ne usufruisce, al fine di digerire le ingiustizie permanenti aziendali. Per chi lo pratica, al fine di sfruttare una falda ancora poco conosciuta nel mondo della formazione!
Non nascondo il disgusto che provo per chi in questo momento parla di etica delle risorse umane e dimentica la zona d’ombra in cui nascostamente la risorsa umana viene tradita. Per chi porta il profitto nei paradisi fiscali a danno di chi ha contribuito a produrlo (operai e impiegati), e poi offre corsi di formazione agli stessi per migliorare le relazioni umane. Tradisce nella sostanza la persona!
Papa Francesco è illuminante riguardo a questa contraddizione: Si chiama corruzione spirituale!
“L’essere non è più custodito, ma piuttosto maltrattato da una specie di sfacciataggine pudica”.
Per i religiosi Papa Francesco scrive: “L’anima inizia allora ad accontentarsi dei prodotti che offre il supermercato del consumismo religioso. Più che mai vivrà la vita consacrata come una realizzazione immanente delle sua personalità. Per molti tale realizzazione consisterà nella soddisfazione professionale, per altri nel compiacersi di sé per la stima di cui sono fatti oggetto. Altri ancora cercheranno nella perfezione degli strumenti moderni di riempire quel vuoto che la loro anima sente rispetto al fine che un tempo cercò e dal quale si lasciò cercare. Altri faranno un’intensa vita sociale: si godranno uscite, vacanze con gli “amici”, grandi mangiate e feste; cercheranno di essere tenuti in considerazione in tutte le occasioni che comportano la loro presenza.
Davanti a questi uomini e donne corrotti nella loro vita consacrata, la Chiesa mostra la grandezza dei suoi santi che hanno saputo trascendere ogni appartenenza fino a contemplare il volto di Cristo e questo li ha resi “pazzi di Cristo”.”
Abbiamo bisogno, quindi, di testimoni nuovi. Innamorati dell’Umanità, e della Creazione dove ”nei dolori del parto geme la liberazione” e che con perseveranza e coraggio sappiano costruire aziende che siano:
dimora di accoglienza prima che di produzione;
dimora di amicizia prima che di gestione;
dimora di preghiera prima che di organizzazione;
dimora di perdono prima che di regolamentazione;
dimora di Speranza prima che di comunicazione;
dimora di relazioni feconde prima che di gestione delle risorse umane;
dimora di “pazzie d’amore” prima che di “pazzie di bilancio”.
Solo così il perdono e la riconciliazione aziendale possono dar seguito a riparazioni concrete e fattive verso le persone tradite o verso la “norma” violata.
L’anno della misericordia doveva servire anche a questo. A far aprire gli occhi nelle “notti buie”.
Perché, non c’è dubbio, ogni essere umano in una qualunque organizzazione complessa prima o poi si trova a dover vivere la “notte del peccatore”.
In quelle notti abbiamo ancora tempo di saggiare la carezza e la forza della grazia di Dio affinché questa “pazzia di verità” trasformi le “strutture di peccato” in “strutture di grazia” capaci, a viso aperto e senza pudori fuori luogo, di edificare la “civiltà dell’amore”.
Contro quelle che possono essere definite vere e proprie “strutture di peccato aziendali”, come i reati economici e relazionali endemici negli ambienti di lavoro oggi, soprattutto in tempi di crisi, due professionisti hanno deciso di mettere a frutto le loro specifiche competenze per trovare una soluzione attraverso un percorso di perdono e riconciliazione in azienda da portare in quei luoghi di lavoro che hanno bisogno, magari a causa di strategie economiche inadatte o fallimentari, di risanare la rete di capitale aziendale e di capitale relazionale.
Si tratta di Nino Messina, cresciuto alla scuola di don Tonino Bello e fautore di un management nonviolento (cfr. Management NonViolento), e di Selene Zorzi, teologa, docente all’Istituto Teologico di Ancona, e Spiritual Coach (cfr. epéktasis 2.0) cui abbiamo chiesto di spiegarci qualcosa di questa iniziativa (che gode peraltro del sostegno di mons. Giovanni Ricchiuti, presidente di Pax Christi).
Raccontaci come nasce questo progetto.
Nasce da una idea di Nino Messina maturata a seguito di una riflessione sulle ferite e le sofferenze umane riscontrate nella sua lunga esperienza in azienda. Le recenti vicende societarie di alcune aziende, italiane e non, fotografano infatti politiche di bilancio che esercitano violenza sugli esseri umani, attraverso per esempio il taglio indiscriminato di teste; o l’uso di minacce e ricatti per nascondere bilanci falsi e massimizzare il profitto a spese delle persone.
Si tratta di un problema pervasivo, ovvero non legato a scelte di qualche singolo, ma di una cultura diventata strutturale, che in linguaggio teologico si chiamano “strutture di peccato”.
Gli effetti negativi pesano sempre sulla “carne di qualcuno” con privazioni e sofferenze – che possono anche condurre al suicidio, come ci raccontano le cronache – e si moltiplicano con la personale partecipazione al peccato in quanto accettazione di esso. Crediamo però che la situazione non sia ineluttabile.
Come si sviluppa il progetto e quali sono gli obiettivi?
Proponiamo una nuova architettura formativa che partendo da uno sguardo diverso sulla persona e sul suo limite costitutivo, sollecita, attraverso un preciso metodo a tappe, il riconoscimento delle ferite inferte o subite e l’avvio di un processo di relazioni feconde, genuine e trasparenti che trasforma la ferita in fonte di energia.
Questo approccio nonviolento deve tradursi anche in coerenti scelte societarie, legali, contabili e finanziarie.
Rifacendoci allo spirito africano dell’ubuntu – che ha già ispirato il processo di amnistia in Sudafrica – proponiamo un messaggio e un metodo orientati alla riconciliazione e alla reciproca accettazione, al riconoscimento del crimine non solo patito, ma anche commesso. Il fare giustizia e costruire la riconciliazione in una azienda diventa un processo salvifico tanto di chi ha subìto il torto quanto di chi lo ha commesso.
In che modo l’esperienza della spiritualità monastica, che è uno dei pilastri di questo progetto, può giovare?
Più che come modello da applicare guardiamo alla tradizione monastica come ad una prospettiva di saggezza. L’orizzonte sapienziale che essa ha fornito sulla gestione di sé, delle proprie emozioni, il suo sguardo sulla vulnerabilità e i percorsi di trasformazione, appaiono oggi elementi capaci di parlare al cuore e alle vite di tanti, anche lontani dalla Chiesa.
Che risposta avete avuto finora?
Nel caso della crisi finanziaria vissuta dall’Ospedale “F. Miulli” di Acquaviva delle Fonti, di cui Nino Messina è attualmente direttore amministrativo, il “mettersi a nudo” davanti ai propri dipendenti, creditori e agli organi istituzionali è stata la chiave gestionale e “salvifica” di una forza aziendale riconquistata. L’idea di Messina di sperimentare un nuovo stile manageriale – il “manager col grembiule” – è risultata vincente: tale impegno teso in prima linea a salvaguardia di un centro d’eccellenza sanitaria del Sud d’Italia, tanto a tutela dei pazienti, quanto del capitale umano, è riuscito a stemperare e riconciliare inevitabili tensioni sociali ed occupazionali.
Per quanto riguarda la mia esperienza di Spiritual Coaching e di formazione in azienda, ho trovato fame di spiritualità, richiesta di strumenti per la gestione di sé e delle relazioni e una forte necessità di equilibrio tra vita lavorativa e vita privata. Quanto alla proposta di perdono e riconciliazione aziendale vi è una risposta unanime: “Ce n’è davvero bisogno!”.
Il cuore di questa iniziativa sta nella concezione cristiana secondo la quale il male, benché pervasivo nelle strutture e nella storia personale, può avere un’unica risposta adeguata: essere trasformato dall’interno tanto da diventare perfino fonte di nuove energie. Il processo di perdono, che è anzitutto un processo interiore, spezza il circolo vizioso e l’escalation della violenza e permette di liberare se stessi e il proprio futuro. Per questo, come sottolinea il papa, il perdono è una dimensione costitutiva della vita. Persecutori o vittime: il luogo del male storico può diventare l’opportunità della sua soluzione. Per questo vorremmo mettere a disposizione delle aziende queste idee e, per questo, stiamo collaborando con la società internazionale PWC per l’implementazione di “laboratori aziendali”. Perché un’azienda riconciliata conviene!
Origine: http://www.adista.it/articolo/55803
Nino Messina, sposato, padre di due figli, è Direttore Amministrativo dell’Ospedale “F. Miulli” di Acquaviva delle Fonti.
Manager industriale per 25 anni (Fincantieri, Isotta Fraschini, Getrag) con esperienza di controller per produzioni US Navy e project finance in Germania, è stato anche direttore pianificazione e controllo presso Casa Sollievo della Sofferenza e direttore Area Politiche della salute della persona e delle pari opportunità della Regione Puglia.
Formatore e esperto in analisi di clima aziendale, ideatore e promotore di una cultura di impresa cosiddetta "management nonviolento”, è stato uno dei "ragazzi" di don Tonino Bello.
…perdono e riconciliazione aziendale….
un buco di bilancio
lo puoi nascondere
lo puoi confessare
oppure
…cerchi.. di dormire….
Nino Messina