Management non violento (L’altra Molfetta)

L’incontro con un molfettese silentemente eccellente

NINO MESSINA: l’apostolato di un manager per una sanità al servizio dell’uomo

 

Talento professionale ed umiltà: un binomio sempre più raro.

Tra i molfettesi che silenziosamente si distinguono per affinato bagaglio tecnico, doti personali ed impegno sociale non più usuali in incarichi manageriali di grande spessore mi piace annoverare il dott. Nino (Nicola) Messina.

Attualmente ricopre il ruolo di Direttore Amministrativo dell’Ospedale Regionale Ecclesiastico Miulli di Acquaviva delle Fonti. In pratica gestisce con sobrietà e grande acume professionale una delle più accreditate ed efficienti strutture sanitarie della nostra Regione e dell’intera area meridionale italiana.

Il suo curriculum è straordinariamente ricco di diversificate esperienze che, in età giovanile, erano abbinate al contemporaneo impegno negli studi universitari, binario anche questo in disarmo nei giovani della cosiddetta generazione 2.0

Parlando con lui appare quasi intuitivo che egli proviene da una di quelle famiglie contadine che normalmente si nutre di linfa “vecchio stampo” prodotta da radici sane e virtuose, capaci di irrorare la quasi perduta missione di inoculare la cultura di un benessere sociale a cinque stelle.

Nino Messina è un manager “speciale”, da tempo impegnato nella ricerca di trasporre i processi della nonviolenza all’interno della vita aziendale, in un settore che ha affollato negli ultimi decenni le aule dei tribunali per ruberie e malversazioni; strappi risanati da balzelli e ticket che molti fanno fatica a pagare.

Ultimo di quattro figli, educato in un ambiente pervaso da profonde radici religiose, abituato al lavoro duro ed al quotidiano sacrificio, si è dedicato con profitto allo studio dell’economia, non trascurando la propria formazione spirituale e gli stimoli provenienti dal mondo ecclesiale.

Negli anni giovanili è stato discepolo appassionato di don Tonino Bello, nonchè al servizio dell’Azione Cattolica locale, dapprima come formatore, poi come responsabile parrocchiale e diocesano.

Manager Fincantieri per 10 anni, esperto di economia aziendale industriale, ha portato a compimento lo “start up” della multinazionale tedesca Getrag di Modugno, presso la quale è stato direttore centrale per 7 anni.

Tra il 2004 e il 2015 ha abbracciato una speciale missione avviando e portando a compimento l’impegnativo processo di risanamento dell’Ospedale Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo e dell’Ospedale Miulli di Acquaviva delle Fonti, due eccellenze della sanità pugliese. Chapeau!

 

Le teorie trascinanti di don Tonino Bello, di cui continua ad essere studioso e cultore in tutto il suo cammino personale e lavorativo,  assecondano la costante voglia di fare e di intraprendere nuovi percorsi. L’imperativo è ribaltare le logiche comuni, sovvertire le dinamiche aziendali e manageriali, riscrivere le leggi dell’economia che soggiogano l’uomo in nome del massimo profitto, rivalutare l’uomo pensato come fulcro della creazione.

Da ciò l’impegno, perseguito con caparbia consapevolezza, non senza ostacoli e disinganni, di ridare all’uomo, nei processi aziendali e nelle dinamiche lavorative, come nei rapporti interpersonali, la necessaria attenzione alla sua storia, alle sue aspirazioni, al suo futuro. La cura dei talenti attraverso progettualità formative, professionali e umane, sviluppano metodologie con al centro l’ascolto, la comprensione, la compassione, la cura.

Ciò è ancor più vero se si traspongono le dinamiche aziendali in seno ad una realtà produttrice di assistenza sanitaria, in cui l’esigenza di contenere i costi si scontra con la necessità di garantire assistenza, cura e conforto, ed in cui la materia prima è la “persona”, non solo corpo malato da guarire, ma anche e soprattutto individuo, creatura umana, essere intelligente e sensibile, con aspettative, timori, dolori, debolezze, amplificati dalla malattia.

Nino Messina rilegge in questa chiave la parabola del buon samaritano, il quale, viandante, si imbatte durante il suo cammino in un uomo ferito, ignorato da altri viandanti, ciascuno perso nelle proprie preoccupazioni.

Il samaritano, che nell’accezione evangelica è l’antonimo dell’uomo esemplare, stupisce le nostre attese: “passandogli accanto lo vide e n’ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra il suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui. Il giorno seguente, estrasse due denari e li diede all’albergatore, dicendo: Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più, te lo rifonderò al mio ritorno”.

Così descrive Nino l’intervento del samaritano, coniugando il messaggio evangelico con l’operatività aziendale, ed ospedaliera in particolare:

“Per il samaritano il perdere tempo vuol dire investire tempo, arricchire il valore patrimoniale della propria professionalità e del proprio compito di aiuto”.

Per questo il farsi vicino racchiude una dinamica gestionale coraggiosa, che rallenta la frenesia produttiva e commerciale, ma accelera la capitalizzazione dell’investimento, riconoscendo alla carità un valore di attivo patrimoniale che moltiplica lo sforzo in valore ed inverte il concetto del tempo perso.

Siamo davanti ad un approccio antieconomico puro e quasi sfacciato, che scandalizza un qualunque manager impegnato in un processo di risanamento, razionalizzazione e contenimento di costi.

E’ un’imprenditorialità sanitaria nuova e impegnativa, che si dona al paziente “senza misura”.

 

I temi che Nino Messina affronta, nel corso di incontri di formazione rivolti a manager ed operatori del settore, segnano una mappa concettuale ed operativa,  necessaria ad attivare quell’importante percorso di riflessività, che può condurre il personale verso una nuova consapevolezza del proprio  ruolo all’interno dell’azienda.

Da una nuova visione aziendale  infatti scaturisce una  nuova missione, che  si incentra  sulla  rimotivazione  di ogni operatore, che così  eleva non solo  il livello  della prestazione, ma anche  del suo  benessere.

Si parte, perciò, dal significato provocatorio dell’icona del “Management col grembiule”, inteso come massima espressione del servizio caritatevole, derivazione diretta della “Chiesa col grembiule”, che ha caratterizzato il magistero di don Tonino Bello.

Il  riferimento  è tratto dall’episodio della lavanda  dei piedi che Gesù  pratica  ai suoi  discepoli durante l’ultima cena, cingendosi la  vita con un grembiule.

 

Associare, secondo Nino,  il grembiule al management vuol dire “organizzare, avere un’attenzione particolare alle proprie risorse  collaborative, alle proprie risorse umane, invertire il concetto della gestione delle risorse umane con quello della gestione umana delle risorse”.

L’approccio di  Nino Messina al personale, al cosiddetto “capitale umano” è innovativo. Nei documenti ufficiali dell’Unione Europea il “Capitale Umano”  viene definito come quell’insieme di “conoscenze, capacità, competenze ed attributi di cui dispone l’individuo, che facilitano il benessere personale, sociale ed economico”.

Ogni lavoratore, teorizza Nino,  non deve fermarsi  alla   semplice “mano-d’opera”, ma  deve  andare oltre,  verso la “mente-d’opera”,  per poter giungere infine al “cuore- d’opera” e quindi verso una  dimensione amorevole  del proprio  agire.

In questo percorso di crescita è importante   il  ruolo della  dirigenza,  che  deve essere in  grado di offrire  le  giuste opportunità, creare le circostanze,  che  diventeranno il fattore di potenza delle singole capacità.

Una  cultura del cambiamento, quindi, che implica necessariamente la mobilitazione dei processi dell’apprendimento continuo. L’idea di cambiamento rappresenta uno stimolo che diviene rilevante solo quando non  rimane patrimonio personale di un singolo individuo, ma diventa impostazione culturale condivisa e perseguita da un  gruppo, da una organizzazione.

 

Le nuove frontiere di progettualità per Nino Messina sono:

  • la spiritualità sanitaria, intesa come insieme di gestualità nelle relazioni di aiuto, quali la carezza, la tenerezza, la dolcezza, la disponibilità, la generosità, la delicatezza: coltivare l’interiorità per esserne dispensatori.
  • Il perdono e la riconciliazione aziendale, sulla scia del messaggio pontificale: sperimentare anche all’interno delle aziende i processi di riconoscimento degli errori e la capacità di condurre percorsi di riconciliazione tra i diversi stake-holders.

Da molti anni Nino Messina approfondisce tematiche di conciliazione del mondo dell’economia e del lavoro con la sfera spirituale sul sito www.managementnonviolento.it. Un abbinamento inusuale e, forse, utopico. Ma non per lui. Molfetta non può che inorgoglirsi.

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